La Disabilità Visiva al Festival di Sanremo: Artisti, Storie e Inclusione

La Disabilità Visiva al Festival di Sanremo: Artisti, Storie e Inclusione

La Disabilità Visiva al Festival di Sanremo: Artisti, Storie e Inclusione

Il Festival di Sanremo rappresenta da sempre uno specchio della società italiana, anche per quanto riguarda l’inclusione delle persone con disabilità visiva. Sul palco dell’Ariston si sono alternate storie di talento, determinazione e successo che meritano di essere raccontate, a partire dai protagonisti che hanno aperto la strada.

Il primo artista non vedente di rilievo internazionale a calcare il palco di Sanremo fu Stevie Wonder nel 1969. La sua partecipazione come ospite in gara, in coppia con Gabriella Ferri per interpretare “Se tu ragazzo mio”, segnò un momento storico. All’epoca la sua presenza venne accolta principalmente come una curiosità, ma oggi possiamo definirla a tutti gli effetti come la prima apparizione di un artista non vedente di fama mondiale sul palco dell’Ariston. 

Gli anni ’90 segnarono una grande svolta per la presenza di artisti non vedenti al Festival. Aleandro Baldi, cantautore toscano non vedente dall’infanzia, trionfò nella sezione Novità nel 1992 con “Non amarmi”, interpretata in duetto con Francesca Alotta. Il suo successo si replicò nel 1994 nella categoria Big con “Passerà”. La storia di Baldi è molto importante perché mise in luce anche le difficoltà del settore musicale: in un’intervista rivelò che nei primi anni ’90, con lui e Andrea Bocelli, c’erano due artisti toscani non vedenti in gara e per l’industria discografica “uno di loro era di troppo”.

Andrea Bocelli scrisse la sua prima pagina di storia sanremese proprio nel 1994, quando vinse la sezione Nuove Proposte con “Il mare calmo della sera”. L’anno successivo presentò “Con te partirò”, classificandosi quarto ma dando vita a un brano destinato a risonanza mondiale. La contemporanea presenza di Bocelli e Baldi dimostrò in modo inequivocabile che la cecità non preclude il raggiungimento dei vertici della musica leggera.

Il 1998 vide il trionfo di Annalisa Minetti, cantante con retinite pigmentosa che perse completamente la vista intorno ai 18 anni. A soli 22 anni realizzò una “doppietta” storica: vinse prima tra le Giovani Proposte e poi conquistò il primo premio assoluto con “Senza te o con te”. La sua vittoria rappresentò un forte messaggio di inclusione, nonostante dovette affrontare pregiudizi e insinuazioni sul fatto che il premio le fosse stato “regalato” per la sua condizione. Minetti non si lasciò scoraggiare e trasformò la sua esperienza in un trampolino di lancio, diventando anche atleta paralimpica e attivista, dimostrando che la disabilità visiva non definisce né limita una persona.

Le storie di questi artisti hanno contribuito in modo determinante a sensibilizzare l’opinione pubblica. La carriera di Annalisa Minetti, ad esempio, ha portato all’attenzione del grande pubblico la retinite pigmentosa e ha dimostrato come una persona non vedente possa eccellere in ambiti diversi, dalla musica allo sport. Baldi e Bocelli, con i loro successi, hanno normalizzato la presenza di artisti non vedenti nel mainstream musicale italiano: il pubblico li ha apprezzati prima di tutto per le loro qualità artistiche, superando il rischio di essere etichettati come “casi umani”. Il fatto che oggi di Bocelli si parli principalmente come star internazionale, senza enfatizzare la sua cecità, testimonia il successo di questo percorso di integrazione.

L’aspetto più rilevante degli ultimi anni riguarda l’impegno della RAI per rendere il Festival fruibile al pubblico con disabilità visiva. Dal 2020, tutte le serate di Sanremo includono un’audiodescrizione in diretta: una svolta epocale per la kermesse. Gli spettatori possono attivare una seconda traccia audio su Rai1 o RaiPlay per ascoltare una voce narrante che descrive gli elementi visivi dello spettacolo: dalle scenografie ai costumi, dalle coreografie agli effetti di luce.

La preparazione dell’audiodescrizione richiede un lavoro accurato. Le audiodescrittrici seguono le prove per cogliere ogni dettaglio e garantire una narrazione precisa durante le pause tra dialoghi e musica. Parliamo di un servizio veramente inclusivo, che permette agli spettatori con disabilità visiva di vivere appieno l’atmosfera dell’Ariston.

La RAI ha potenziato anche altri strumenti di accessibilità. Le serate prevedono sottotitoli in diretta attraverso il televideo o il decoder, un servizio utile in particolare per le persone sordocieche. Dal 2020, il Festival include interpreti LIS (Lingua dei Segni) per tradurre canzoni e intermezzi. Questo approccio inclusivo ha ricevuto un riconoscimento: nel 2021 la Direzione Rai Pubblica Utilità ha ottenuto un premio etico per il modo in cui ha reso il Festival accessibile a persone con disabilità sensoriali.

L’edizione 2024 ha segnato un ulteriore passo avanti con contenuti specifici in streaming. RaiPlay Sound ha ospitato una rubrica quotidiana intitolata “Sanremo 2024 il giorno dopo… dettagli e curiosità”, condotta dall’attore Gianfranco Berardi, non vedente da vent’anni. Il suo stile ironico e diretto ha trasformato il ruolo tradizionale del cronista audiodescrittore in qualcosa di nuovo e coinvolgente. L’obiettivo dichiarato era offrire uno spettacolo godibile per tutti, senza distinzioni tra pubblico con o senza disabilità visiva.

Parallelamente alle trasmissioni principali, il Festival ha sviluppato iniziative collaterali orientate al sociale. Nel 2017, la manifestazione “Guardami Oltre – Sanremo per il sociale” ha presentato progetti artistici di categorie fragili. In quell’occasione, la Lega del Filo d’Oro portò la testimonianza di Francesco Mercurio, un ragazzo sordocieco laureato, che raccontò le sue sfide e i suoi successi, per dimostrare come la forza di volontà possa superare ogni ostacolo.

RaiPlay ha ampliato l’offerta con “Sanremo Accessibile”, un programma che integra diversi sistemi di accessibilità per garantire una fruizione completa dello spettacolo. È certamente un’evoluzione che mette sotto i riflettori (non ci sarebbe metafora piu calzante), l’impegno crescente verso una concezione del Festival realmente inclusiva, dove la parola “tutti” assume un significato tangibile, nella possibilità di accesso ai contenuti.

Il Festival ha ospitato anche momenti dedicati alla sensibilizzazione sulla disabilità visiva. Durante l’edizione 2022, l’attrice Maria Chiara Giannetta, protagonista della serie “Blanca”, portò sul palco dell’Ariston un momento dedicato alla cecità. Presentò quattro persone non vedenti che l’avevano aiutata a prepararsi per il suo ruolo televisivo, definendoli i suoi “guardiani”. Questo segmento, ricevette però critiche: i quattro ospiti non ebbero modo di parlare direttamente al pubblico. La loro presenza si limitò a un passaggio sul palco, un’occasione mancata per dare voce diretta alle persone con disabilità visiva.

Le critiche all’inclusività del Festival arrivano anche da chi ne è stato protagonista. Annalisa Minetti ha evidenziato una notevole lacuna:  Sanremo non ha mai avuto una conduzione affidata a una persona con disabilità. La sua provocazione tocca un punto dolente: “Perché Sanremo non è mai stato presentato da una ragazza non vedente?”. Il Festival ha accolto co-conduttrici donne e presenze LGBTQ+, ma resta ancora distante da una rappresentazione stabile delle persone con disabilità nei ruoli centrali dello show.

La presenza di artisti con disabilità si limita a casi sporadici, dettati più dall’attualità o dalla sensibilità del presentatore di turno che da una strategia inclusiva strutturata. Il vicepresidente della Camera Sergio Costa ha lanciato un appello al futuro direttore artistico: la selezione degli artisti con disabilità deve basarsi sul merito artistico, non sulla pietà.

Le prospettive di miglioramento esistono. Il Festival potrebbe inserire stabilmente un commentatore radiofonico o del PrimaFestival con disabilità visiva. La tecnologia moderna, come gli auricolari o i teleprompter braille, permette a una persona non vedente di condurre uno show complesso. Serve solo la volontà di compiere questo passo.

Il Festival di Sanremo, in quanto evento nazional-popolare per eccellenza, ha la responsabilità di veicolare messaggi di inclusione efficaci. L’evoluzione tecnica nell’accessibilità è un progresso sicuramente importante, ma non sufficiente. La vera sfida consiste nel superare la presenza episodica di artisti e ospiti con disabilità per arrivare a una normalizzazione della diversità sul palco dell’Ariston. Solo così il Festival potrà definirsi realmente inclusivo, trasformando le critiche costruttive in azioni concrete per le prossime edizioni.

L’inclusione non deve rimanere un’etichetta di facciata, ma diventare parte integrante dell’identità del Festival. Le prossime edizioni diranno se questa evoluzione troverà spazio sul palco più importante della musica italiana.

Posted in Disabilità visiva & Accessibilità
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